Prima o poi nella vita, tutti ci troviamo nel momento in cui diventiamo realmente consapevoli della situazione ambientale che si sta verificando da anni ormai, e va sempre peggiorando, e decidiamo di fare del nostro meglio per rimediare a ciò che le generazioni prima della nostra e, adesso, noi, abbiamo fatto di sbagliato.
Spesso, ai telegiornali, su internet e nelle riviste, sentiamo di parlare di materiali che sono più consigliati da utilizzare perché possono essere riciclati più velocemente e recano meno danni all’ambiente, e poi tentiamo di convertire le nostre cattive abitudini ad altre più sane e attente all’ecosistema per garantire un futuro migliore ai nostri figli e, se possibile, a noi stessi.
Nell’immaginario comune, i prodotti biodegradabili e compostabili occupano decisamente il primo e il secondo posto sul podio dei materiali che fanno bene al Pianeta, ma sarà veramente così? E soprattutto, cosa si intende quando si parla di materiale biodegradabile e materiale compostabile? Quali sono le differenze tra queste due tipologie di materiali?
In questo articolo scopriamo tutto sul biodegradabile e il biocompostabile: le loro caratteristiche, se sono o meno utili per migliorare la situazione ambiente, in cosa differiscono e le false credenze diffuse su entrambi.
Cosa significa “biodegradabile”
Prima di parlare di prodotti compostabili, è necessario chiarire cosa si intende quando si parla di materiale biodegradabile.
Un prodotto biodegradabile si definisce tale quando i materiali di cui è composto possono degradarsi in sostanze meno complesse, come acqua, metano e anidride carbonica, tramite l’attività enzimatica di microorganismi. Il processo di degradazione di un prodotto biodegradabile è reso possibile da batteri, funghi o altri processi biologici attivati con l’aiuto di ulteriori fattori esterni, come l’umidità e la luce.
Molte delle sostanze che utilizziamo quotidianamente sono biodegradabili, infatti ciò che varia principalmente tra l’una e l’altra è il tempo necessario al processo. Ad esempio, tutti sappiamo che la plastica impiega decenni, se non secoli, per degradarsi in modo naturale, ma prima o poi succede.
Tuttavia, è scorretto dire che un materiale come la plastica è biodegradabile a prescindere, perché come abbiamo accennato in precedenza il processo di degradazione dipende dal contesto esterno, cioè da fattori come tempo atmosferico e condizioni ambientali.
Come dice la parola stessa se viene scomposta, “biodegradabile” significa “vita che di decompone a causa di qualcosa”, quindi il livello e la velocità sono sempre relativi e dipendono dalle condizioni naturali presenti sulla Terra. Se si parla di biodegradazione a ritmi prestabili e consistenti, allora si parla di un processo industriale, il compostaggio.
Cosa significa “biocompostabile”
Adesso che abbiamo capito cosa significa quando si dice che un prodotto è biodegradabile, dando una definizione precisa del termine e spiegando il processo e quali fattori contribuiscono ad esso, è il momento di addentrarsi nel significato di biocompostabile, in modo da avere una panoramica completa sull’argomento.
Quando si parla di materiale compostabile, si indica un materiale organico, capace di trasformarsi in compost tramite un processo in cui contribuiscono umidità, temperatura e altri fattori, che vengono controllati a livello industriale. Il requisito per rendere possibile questo processo di trasformazione in un materiale naturale chiamato compost, è la biodegradabilità del materiale organico di partenza, che viene sfruttata come base di partenza.
Avrete di sicuro sentito parlare più volte di compost nella vostra vita e probabilmente non vi siete mai chiesti come venisse prodotto, quindi ecco una spiegazione semplice e veloce: per produrre il compost, viene attuata la disintegrazione e la biodegradazione aerobica, cioè causata dai batteri aerobici, del materiale organico da cui si parte, attenendosi alle indicazioni della legge per quanto riguarda i tempi e le modalità utilizzate dalle industrie, che hanno il divieto di rilasciare qualsiasi sostanza dannosa per l’ambiente durante il processo.
Differenze tra biodegradabile e biocompostabile
Veniamo al dunque e ricapitoliamo quali sono i punti salienti dei materiali biodegradabili e di quelli biocompostabili, in modo da sottolineare le differenze esistenti tra loro.
Il processo dei materiali biodegradabili dipende prima di tutto dalla natura chimica della sostanza o del materiale che deve essere biodegradato, ed è influenzato solo da fattori naturali, cioè l’ambiente in cui si trova il prodotto.
Al contrario, i materiali compostabili sono prima di tutto biodegradabili, ma il processo che li trasforma in compost deve seguire dei tempi precisi e soddisfare certi requisiti:
- la disintegrazione, cioè la frammentazione e la perdita di visibilità nel compost stesso deve avvenire entro tre mesi, in modo da annullare la contaminazione visiva;
- non devono essere presenti metalli pesanti o effetti negativi sulla qualità del compost, quindi il materiale compostabile non deve rilasciare sostanze dannose, né alterare la buona qualità del compost prodotto.
Altri materiali
Come immaginerete, non tutti i materiali sono biodegradabili o compostabili, eppure continuiamo ad utilizzarli nella vita di tutti i giorni. Per aiutare comunque l’ambiente, possiamo adottare alcune accortezze e non buttare ogni involucro appena non serve più al suo scopo originale, bensì dargli la possibilità di una seconda vita. Ad esempio, un barattolo di latta può essere decorato e usato come portapenne, oppure una scatola di latte che conteneva dei biscotti come portaoggetti o portadocumenti.
Se non è possibile riciclare un oggetto e siamo costretti a buttarlo, è di fondamentale importanza seguire a menadito le regole per la raccolta differenziata vigenti nel vostro Comune, per poi mandare i rifiuti alla fase di separazione attraverso le macchine e gli impianti della ditta Ghirarduzzi, che si occupa del riciclaggio e del trattamento di ogni sostanza.