Viviamo nella società dell’immagine. Le restrizioni a cui siamo stati costretti da quando l’emergenza sanitaria fa parte delle nostre vite non hanno messo in secondo piano la centralità dell’aspetto fisico. Per rendersene conto, basta ricordare il ruolo sociale oltre che lavorativo che hanno le conference call. Questi momenti, come sottolineato da diversi chirurghi e medici estetici, sono alla radice di una tendenza nota come Zoom Boom, ossia un aumento delle richieste di accesso a interventi e trattamenti finalizzati a migliorare l’aspetto del viso per farlo apparire più bello sullo schermo del computer o dello smartphone.
Tra i difetti più odiati in generale da chi si rivolge al chirurgo estetico rientra il naso a becco di pappagallo. Come si può eliminare questo fastidioso inestetismo? Nelle prossime righe di questo articolo, rispondiamo assieme alla domanda.
Naso a becco di pappagallo: caratteristiche
Prima di capire assieme come risolvere il problema del naso a becco di pappagallo, vediamo le peculiarità di questo inestetismo. La principale caratteristica visiva che si nota è la gobba molto bassa, così tanto da sovrastare la punta del naso.
La sua presenza è una delle principali indicazioni della rinoplastica, l’intervento di chirurgia estetica che ha l’obiettivo di risolvere gli inestetismi del naso, ma anche di correggere eventuali criticità funzionali, con ovvie conseguenze positive sul respiro.
Chiarito questo aspetto, vediamo nel prossimo paragrafo come agisce il chirurgo che effettua la rinoplastica.
Le fasi dell’intervento di rinoplastica, i pro e i contro
L’inestetismo oggetto di questo articolo, come già detto è molto odiato. Parliamo infatti di una situazione foriera di profondo disagio sociale, soprattutto nei giovani. Nei casi in cui si ricorre alla rinoplastica, una delle operazioni di chirurgia estetica più popolari in assoluto, bisogna innanzitutto farsi trovare pronti al fatto che si tratta di un intervento irreversibile.
Entrando nel vivo delle fasi dell’intervento, ricordiamo che il chirurgo parte concentrandosi sull’asportazione della gobba. Quest’ultima porzione è soprattutto cartilaginea e solo una minima percentuale è costituita da tessuto osseo.
Successivamente, con l’ausilio di uno più innesti cartilaginei, si procede con il sollevamento della punta del naso. Per quanto riguarda gli innesti appena citati, facciamo presente che derivano dalla zona del setto nasale.
Tornando invece alle cose da sapere prima di approcciarsi all’intervento ricordiamo il fatto che, se eseguita da chirurghi esperti, l’operazione può garantire grandi soddisfazioni. Da non dimenticare a tal proposito è anche la possibilità di avvalersi dell’aiuto della realtà aumentata che, grazie ad appositi software, consente di visionare preventivamente una simulazione di risultato con varie differenze riguardanti l’inclinazione della punta e la larghezza del naso.
La rinoplastica ha però alcuni contro. Oltre alla già citata irreversibilità dei risultati, bisogna rammentare il costo non indifferente, che può superare i 5mila euro. Si tratta di cifre giustificate dalla qualità, ma di un investimento che non tutti possono affrontare. Per questo, è doveroso, per completezza, parlare anche di un’altra soluzione per risolvere il problema del naso a becco di pappagallo. Scopriamola assieme nel prossimo paragrafo.
Correttori nasali per il naso a becco di pappagallo
Come già detto, esiste un’altra soluzione per risolvere il problema del naso a becco di pappagallo: parliamo dei correttori nasali (o tutori nasali). Realizzati in orthogel, sono indolori e si adattano facilmente a diverse forme di naso (il tutto grazie ai cuscinetti ad hoc presenti in ogni confezione).
Da evitare per almeno 6 mesi in caso di frattura scomposta al setto nasale, sono assimilabili a delle clip che, se indossate per un paio di ore al giorno per qualche mese – in questo lasso di tempo è possibile portare avanti le proprie attività quotidiane – permettono di dire addio a difetti estetici come il naso a becco di pappagallo (e al conseguente disagio psicologico che provocano).